Oggi vi voglio parlare di un increscioso episodio accaduto alla nota showgirl Heather Parisi.

“Come sei invecchiata Heather, eri così bella”.
          A scriverle non è un uomo, ma una donna.
          Heather a questa frase estremamente scortese, ha deciso di rispondere, e lo fa senza insultare, pesando ogni singola parola, dispensando la sua idea di bellezza diversa dall’ordinario.

“Hai ragione – scrive – il mio viso e il mio corpo sono molto cambiati dai tempi di Cicale e Disco Bambina. Sono molto cambiati anche da prima della mia ultima gravidanza a 50 anni. Oggi di anni ne ho 61 e la bellezza della mia gioventù sicuramente non mi appartiene più. Ma io, fin da principio, ho deciso che quella bellezza, non l’avrei inseguita a ogni costo, che non avrei cercato di imbrogliare il tempo ricorrendo alla chirurgia.
La faccia della vecchiaia è un atto di verità e di umiltà al tempo stesso. È la consapevolezza che a renderci esseri unici è il nostro vissuto, non anonimi corpi di una bellezza stereotipata. E credimi, non cambierei mai il mio “essere invecchiata” di oggi con la mia “bellezza” di ieri, perché oggi ho molto più da raccontare e ho una serenità che non ho mai avuto”… .

Che dire… splendida lezione per ogni essere umano, di qualsiasi genere esso sia.

Il mito dell’eterna giovinezza era già presente nell’antica Grecia, esso assicurava forza e prestanza all’uomo, bellezza e grazia alla donna.

Non si parla di immortalità, essa è un’altra cosa con cui non ci si deve confondere.

Si parla del privilegio di non invecchiare mai e di conseguenza di non dover far mai i conti con la propria immagine riflessa nello specchio rispetto a come era.

Nel medioevo si raccontava di una fonte leggendaria collocata nel giardino dell’Eden che aveva il potere di ringiovanire chiunque si fosse bagnato nelle sue acque.

Con il passare del tempo la fonte cede il passo alla pietra filosofale.

Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde pubblicato nel luglio del 1890 celebra questa aspirazione.

Con questo breve excursus storico si può notare che la bellezza è considerata come uno dei valori principali per l’uomo.

Dalla storia alla cronaca, mito e ricerca sono anche oggi alleati per la realizzazione del sogno tanto mirato: la bellezza estetica.

A dimostrarlo sono sviluppi e tendenze beauty, l’evoluzione degli antiaging, il fiorire di chirurgia estetica.

In termini culturali, la vecchiaia pare non essere più “consentita”.

L’apparenza vince sul contenuto; la bellezza si fa vera e propria dittatura: di conseguenza la giovinezza è un obbligo sociale.

Una volta l’attrice Anna Magnani in una intervista esclamo con tono fiero: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”.

Le rughe, questi odiati solchi, sono segnali visivi di comunicazione, che raccontano il nostro vissuto.

Posso dire che la nostra società è colpita da una sindrome denominata della “bruttezza immaginaria”.

Più i parametri estetici dettati dalla comunità sono stringenti, più violenta è la reazione dei soggetti interessati.

Detto ciò vi lascio con un grande abbraccio.

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