In passato le iniziali del proprio nome ricamate sugli indumenti servivano a ritrovare i propri capi affidati alle lavanderie o a personalizzare gli oggetti d’uso.
Oggi la cifratura si è trasformata da strumento d’identificazione a strumento di distinzione.
Nell’abbigliamento, le proprie iniziali solitamente vengono applicate alla camicia, più raramente alla cravatta o ai fazzoletti.

Che cosa deve essere ricamata?

La regola stabilisce che per prima deve essere ricamata l’iniziale del nome e poi quella del cognome.
Facendo un esempio pratico Carlo Gironi avrà quindi le cifre C.G.
Non sono ammesse più di tre iniziali, separate fra loro da un punto, a eccezione dei cognomi con l’apostrofo; ad esempio: Carlo D’Amato – C.D’A.
In caso di doppio nome o cognome si sceglierà la combinazione usata nella vita sociale.
Per esempio Antonio Carlo Gironi Palafrasca sceglierà fra: A.G., A.C.G., A.C.P., C.G.P.

Come deve essere ricamata?

Si deve scegliere un colore che metta con garbato modo in risalto le iniziali sulla camicia: un tono troppo simile del monogramma al colore del tessuto potrebbe apparire come se fosse un’imperfezione del capo.
Le iniziali di una camicia realizzate in contrasto molto evidente, diversamente, risulta poco elegante.
Di conseguenza, le iniziali, per essere perfette, devono avere una nuance relativa al colore del tessuto della camicia.

Dove devono essere ricamate?

Le iniziali non si esibiscono.
La consuetudine sartoriale le colloca fra il quinto e il sesto bottone partendo dal colletto, e spostate vero sinistra di circa 10 cm.
Le cifre, con la giacca indossata, non si devono vedere.
Per lo stesso motivo si deve evitare di apporle sul taschino o, ancora peggio, sui polsini e sul colletto.

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